BISESSUALITA' NELL'ANTICHITA'

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kiaroz
00giovedì 16 novembre 2006 18:50
Ho trovato qsto interessante articolo sulla sessualità nell'antichità... cosa ne dite?

GRECIA
Sia nella società greca che in quella romana il fatto di provare attrazione per le persone dello stesso sesso non era, di per sè, considerata deplorevole. Ma al contrario di quanto molto superficialmente è stato talvolta sostenuto questo non significava affatto una piena accettazione della omosessualità o l'esistenza di una sessualità libera. Nel mondo antico, ove potenza demografica significava potenza militare e quindi politica, relazioni fra persone dello stesso sesso potevano essere accettate solo all'interno di un comportamento bisessuale. Ovvero per quanto di per se non vi fosse nulla di condannabile nell'attrazione verso persone dello stesso sesso ciò poteva realizzarsi solo dopo che un cittadino adulto, sia greco che romano avesse assolto ai doveri nei confronti dello stato. Fra questi ovviamente figuravano al primo posto unirsi in matrimonio, generare figli e rispettare le leggi e convenzioni sociali sulla famiglia considerata l'architrave della società. Qualsiasi comportamento che minasse questo principio era assolutamente condannato. Ulteriori limitazioni derivavano poi dalle convenzioni o dalle leggi che regolavano i rapporti sessuali con persone dello stesso sesso. Sulle modalità nelle quali tale rapporto poteva realizzarsi il mondo greco e quello romano differivano profondamente. Anzi anche nel corso della storia greca tali modalità cambiarono notevolmente. Bisogna per altro premettere che le informazioni storiche di cui disponiamo riguardano quasi esclusivamente la bisessualità maschile.

La bisessualità femminile in Grecia, era sicuramente praticata e meno soggetta a regolazioni. Ciò a causa del ruolo sociale assolutamente subalterno che la cultura dominante assegnava alla donna. Proprio a causa della marginalizzazione sociale della donna greca, almeno per quanto riguarda la sfera pubblica, possiamo dire che con Saffo finisce la tradizione letteraria dell'amore fra donne. Dopo di lei non rimarranno tracce evidenti nella cultura tramandata e sappiamo quindi ben poco sull'argomento. Il primo modello di relazione bisessuale tramandatoci è quello manifestato dagli eroi omerici. Il rapporto fra uomini è, secondo una felice definizione di H. I. Marrou, una "omosessualità militare" la cui essenza consiste in un cameratismo fra guerrieri. Il rapporto fra Achille e Patroclo è stato in questo senso ritenuto paradigmatico. Anche dopo che questo modello fu abbandonato, almeno secondo la morale ufficiale, esso ha continuato a essere ben presente anche nella cultura greca posteriore. Non a caso uno dei drammi perduti di Sofocle si intitolava "Achilleos Erastai", gli amanti di Achille. Le stesse fonti omeriche chiariscono per altro come mai questo tipo di rapporto potesse ridursi a esclusiva relazione omosessuale. Indicativo in questo senso è il tipo di rimprovero che Teti, madre di Achille, rivolge al figlio per la sua la relazione con Patroclo. Non biasima l'eroe perché porta avanti una relazione immorale ma perché questa relazione sta ritardando il dovere naturale cui neppure il semidio può sfuggire, cioè sposarsi e generare una discendenza. En passant si deve osservare come legami di tipo omosessuale fra guerrieri fossero comuni anche presso altre culture come quella celtica. Il quadro per noi meglio conosciuto, quello della Grecia cittadina, risulta invece del tutto differente. Un uomo oltre che con le donne può avere delle relazioni omosessuali ma solo ed esclusivamente sotto forma di pederastia, cioè relazione di un adulto con un prepubere o un adolescente, secondo regole e ruoli assolutamente stringenti.

Non si tratta certamente di una relazione alla pari, al pais (fanciullo) è assegnato il ruolo passivo. Esso viene scelto con precise limitazioni di età, ad Atene era un fanciullo fra 12 e i 17 anni. Non solo era vietato scegliere un bambino di età inferiore ma neanche continuare nel ruolo passivo oltre i 17 anni era ritenuto accettabile. Probabilmente si voleva evitare una eccessiva femminizzazione dell'adolescente che avrebbe potuto prodursi non mettendo limiti temporali alla fine della relazione stessa. All'interno di tali regole la relazione non è solo tollerata ma diviene socialmente apprezzabile in quanto ritenuta formativa educativa per l'adolescente. Oltre l'adolescenza era possibile ricoprire solo un ruolo attivo, quindi in primo luogo relazioni femminili e con un altri fanciulli secondo le regole di cui sopra. L'omosessualità esclusiva era biasimata socialmente quando si trattava del ruolo attivo o addirittura punita per un adulto che accettasse un ruolo passivo.

A Sparta, una legge molto antica ordinava che tutti gli uomini adulti avessero una relazione con un adolescente, fino a che quest'ultimo non si fosse sposato e avesse avuto dei figli. Gli Spartani pensavano che relazioni, sia affettive che sessuali, tra uomini adulti e ragazzi avrebbero rafforzato la lealtà in combattimento e favorito i comportamenti coraggiosi da parte di coloro che volevano impressionare i propri amati. Quando i giovani soldati raggiungevano la maturità, la relazione sarebbe dovuta diventare prettamente affettiva, ma non è chiaro quanto frequentemente ciò avvenisse. Alcuni giovani erano infatti accusati di continuare la relazione con il proprio uomo anche durante l'età adulta.

I testi sacri greci, riflettendo alcune abitudini culturali, parlavano di relazioni bisessuali. L'argomento poteva essere affrontato sia sotto il profilo mistico che didattico

ROMA
Del tutto differente è il contesto romano. La massima virtù era la virilità che era però intesa anche, se non principalmente, come sottomissione sessuale. Era pertanto applicabile solo ai soggetti "inferiori", alla donna, moglie concubina o prostituta che fosse, ed in generale a chi si trovasse in situazione di schiavitù indipendentemente dal sesso. Viceversa era del tutto esclusa la possibilità per un cittadino romano libero di avere un ruolo passivo. Sarebbe stata in stridente contraddizione con l'ideologia del civis romanus come dominatore assoluto. Non avendo quindi nessunissima valenza educativa, ma anzi essendo una dimostrazione di predominio, non poteva avere senso una relazione pederastica come quella greca almeno verso un fanciullo libero. Tutto il contrario, fin dalla più tenera infanzia il romano era educato a sottomettere gli altri, anche sessualmente, e a non piegarsi mai. La passività sessuale non poteva essere tollerata, neppure temporaneamente come nel modello ellenico. La cosi detta "lex Scatinia" (149 a.c.) punisce esplicitamente lo "stuprum cum puero" (si intende sempre un puer libero!).

Il tutto può lapidariamente riassumersi nella frase che Seneca nelle Controversie fa pronunciare all'avvocato di un liberto, cioè uno schiavo liberato, criticato per avere una relazione col suo ex padrone: "la passività sessuale (impudicitia) è un crimine per un uomo libero, una necessità per uno schiavo, un dovere per un liberto". D'altra parte per un greco il rapporto sessuale con uno schiavo sarebbe stato, almeno secondo l'ideologia ufficiale, completamente privo di contenuti alti; si sarebbe trattato di meschino soddisfacimento degli istinti sessuali. A prescindere dal fatto che, specialmente in età imperiale, i comportamenti pratici si allontanassero non poco da quelli che avrebbero dovuto essere, l'indirizzo tradizionale, almeno ufficialmente, non fu mai messo in discussione e quindi la passività mai ritenuta socialmente accettabile in un uomo libero. L'elemento unificante che consente di affermare che tanto la greca che la romana furono culture bisessuali è il fatto che l'opposizione nei comportamenti sessuali non fu mai, principalmente, fra eterosessualità ed omosessualità ma fra attività e passività sessuale. Il che è una differenza sostanziale rispetto alle società occidentali successive fra cui la attuale. Progressivamente, grazie anche all'affermarsi del cristianesimo, la repressione di ogni comportamento omosessuale si farà totale.

CULTURE MEDIORIENTALI
In Medio Oriente l'omosessualità era diffusa; alcune fonti la descrivono come "molto frequente". Era anche un leit-motiv celebrato da celebri artisti, dal Medioevo fino al diciannovesimo secolo, come il famoso poeta Abu Nuwas e il pittore Persiano Reza Abbasi. Non dimentichiamo che esistono divieti contro comportamenti omosessuali manifestati in pubblico ( mentre l'attrazione è consentita ) nel Corano e sono previste pene severe per i colpevoli, fino ad arrivare alla pena di morte in alcune nazioni.

Comunque, il Corano prescrive che quattro uomini oppure otto donne testimonino sulla avvenuta "trasgressione" per condannare i colpevoli. Quindi, mentre i comportamenti omosessuali erano diffusi, gli uomini non avevano grandi problemi riguardo a ciò nel periodo in cui fossero stati sposati, avessero messo su famiglia e adempiuto ad altri obblighi sociali. Esiste comunque qualcosa che rimane "segreto", una esplicita ammissione della propria omosessualità sarebbe inaccettabile. In questo modo, la bisessualità nel mondo Arabo e nell'Impero Persiano assomiglia alla cultura prevalente in alcune comunità afroamericane e latine
!NeveCheVola!
00martedì 28 novembre 2006 15:34
Ho la netta impressione che sia stato preso dal libro di Eva Cantarella Secondo Natura che proprio ieri, fra gli altri ho acquistato in libreria.
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