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Questo forum è un luogo di incontro e di dialogo sul tema della bisessualità. Ci rivolgiamo in particolare a tutti coloro che in essa riconoscono il proprio orientamento sessuale consapevole, ma anche e soprattutto a chi si sente ancora incerto nel definire se stesso. E perchè no...offriamo ospitalità anche a chi bisessuale non è ma vorrebbe capire qualcosa in più di questa realtà. All'interno di questo forum si intende approfondire il confronto sempre nel pieno rispetto delle persone e delle idee, tralasciando pregiudizi di qualunque genere, siano essi a carattere politico e/o religioso.L'uguaglianza che ricerchiamo non è omologazione, non è eliminazione delle differenze con gli altri orientamenti ma la possibilità di un comune destino e di una comune dignità. Benvenuti fra noi!

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Il triangolo BiSex - Articolo

Ultimo Aggiornamento: 27/03/2008 17:02
27/03/2008 17:02
 
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Il triangolo BiSex
Scritto da Flavia Coffari

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L’eterosessualità ha bisogno dell’omosessualità affinché quest’ultima possa essere considerata qualcosa di diverso; ha bisogno di illudersi sulla dicotomia tra i due orientamenti, per mantenere l’idea di una barriera, un muro con una parte giusta (normalità) ed una sbagliata (anormalità). Continuando a considerare l’omosessualità come una polarità opposta (non parte di una sfera diversa della sessualità umana), noi perpetuiamo nella poco realistica e dannosa dicotomia gerarchica.
L. HUTCHINS, L. KAAHUMANU

Una discussione che tratti il tema della bisessualità deve, a mio parere, obbligatoriamente partire da molto lontano; in particolare dalla tradizione mitologica greca arrivata sino a noi grazie alle opere di autori come Omero, Esiodo e Plutarco. Secondo quanto è narrato nella “Teogonia” di Esiodo il tempo (Cronos) figlio della terra (Gaia) e del cielo (Urano) castrò il padre con un falcetto e ne gettò i testicoli in mare. Essi furono sospinti dalla corrente nella schiuma del loro stesso seme e fu da questo che Afrodite (dea dell’amore fisico) fu generata. In seguito dall’unione di Afrodite con Ermes nacque Ermafrodite, un dio androgino, dotato delle caratteristiche fisiche di entrambi i sessi. L’androgino La parola “androgino” deriva dalle parole greche designanti i poli di una opposizione irriducibile: anér- andros (uomo) e gunégunaikòs (donna). Tale origine denota la complessità delle forme che la trasgressione di tale opposizione presenta e spiegano come l’uso del termine “bisessualità” sia preferibile a quello di androginia. Nel XVIII secolo l’argomento della bisessualità fu ampiamente discusso da teologi, medici e giuristi in quanto il fatto di appartenere all’uno o all’altro sesso era discriminante a livello giuridico. Quando nasceva una persona con i genitali ambigui o che sembrava appartenere ad entrambi i generi (un ermafrodita) era necessario accertarsi se entrambi gli organi sessuali fossero capaci di procreare, se solo uno dei due poteva farlo o se il soggetto era sterile. L’ermafroditismo fu diviso in due categorie fittizie: l’androgino, o ermafrodita maschio ed il ginandro, o ermafrodita femmina. Nella realtà la bisessualità istologica non è mai accompagnata da una bisessualità funzionale; ciò che viene riscontrato sono degli individui che posseggono gli organi genitali interni di un sesso, ma sembrano appartenere al sesso opposto per l’aspetto dei loro genitali esterni. In effetti questa non è che un’apparenza determinata da un’anomalia nello sviluppo, non si tratta che di uno pseudo-ermafroditismo. Ermafroditismo vero La medicina odierna definisce ermafroditismo vero, soggetti che presentano contemporaneamente attributi maschili e femminili. Essi sono portatori contemporaneamente di ovaie e di testicoli. Il quadro tipico è rappresentato dalla presenza bilateralmente di tessuto ovarico con follicoli primitivi e di tessuto testicolare con strutture tubolari. Questa gonade, che presenta un aspetto singolare con sovrapposizione di strutture ovariche e testicolari, è definita ovotestis . Il fatto del tutto caratteristico è che queste gonadi sono fiancheggiate da derivati dei dotti di Wolff e di Muller. Alla pubertà i soggetti ermafroditi sviluppano organi genitali esterni di tipo maschile e mammelle di tipo femminile. Questo quadro testimonia una secrezione ormonale mista, con deficit della secrezione testicolare, almeno per quanto riguarda il MIF (fattore di inibizione dei dotti di Muller). Il cariotipo è per lo più 46, XX con cromatina sessuale positiva, ma può anche essere 46, XY. Si conoscono diverse varianti dell’ermafroditismo vero: bilaterale, unilaterale completo o incompleto, laterale o alternato. Non esistono possibilità terapeutiche e di solito si pratica un intervento tendente ad eliminare le strutture maschili ed a ricostruire genitali di tipo femminile, allo scopo di permettere una qualche attività sessuale. Pseudoermafroditismo femminile e maschile Con il termine pseudoermafroditismo si indicano le anomalie della differenziazione sessuale propriamente detta. In questi casi il sesso genetico e il sesso gonadico coincidono, mentre vi è discordanza tra il sesso gonadico e quello fenotipico. Gli pseudoermafroditismi sono detti maschili quando il sesso genetico è XY, femminili quando il sesso genetico è XX. I soggetti con pseudoermafroditismo femminile hanno un normale cariotipo 46, XX ovaie normali ed un grado variabile di virilizzazione dei genitali esterni. L’utero, le tube e le ovaie sono normali e la funzione riproduttiva talora è possibile dopo gli opportuni interventi correttivi. Nello pseudoermafroditismo femminile la virilizzazione è dovuta ad un’anormale esposizione del feto di sesso femminile agli androgeni durante la vita embrionale. Questi possono essere sia di origine fetale, per un’iperplasia congenita delle surrenali del feto, sia di origine materna: endogeni per la presenza di tumori virilizzanti della gonade o surrenalici, oppure esogeni per l’assunzione durante la gravidanza, in un periodo critico della differenziazione sessuale, di farmaci potenzialmente virilizzanti come i progestinici norderivati. Lo pseudoermafrodita maschile è un individuo con cariotipo XY, le cui gonadi sono costituite da testicoli normali, ma i cui organi genitali interni ed esterni non hanno raggiunto un completo sviluppo in senso maschile ed al contrario evolvono verso una differenziazione in senso femminile. Gli pseudoermafroditismi maschili possono essere divisi in due grandi categorie: quelli derivati da deficit della funzione testicolare e quelli dovuti ad una insensibilità periferica agli androgeni. Bisessualità e psicanalisi Nella storia della psicoanalisi è stato Fliess che ha fatto risaltare il concetto della bisessualità. La teoria si fonda innanzitutto su dati dell’anatomia su dati dell’anatomia e dell’embriologia. “…Un certo grado di ermafroditismo anatomico…è proprio della normalità; in nessun individuo di normale formazione maschile o femminile mancano le tracce dell’apparato dell’altro sesso”. Fliess attribuiva una notevole importanza ai fatti indicanti una bisessualità biologica: la bisessualità è un fenomeno universale, che non si limita per esempio, al caso patologico dell’omosessualità, ma implica conseguenze psicologiche essenziali. Freud riassume in questi termini l’interpretazione di Fliess “il sesso dominante nell’individuo avrebbe rimosso nell’inconscio la rappresentazione psichica del sesso soccombente”. Freud non ha definito chiaramente la propria posizione nei confronti del problema della bisessualità. Egli stesso ammise nel 1930 che “…la dottrina della bisessualità presenta ancora molti lati oscuri e la mancanza tutt’ora di un collegamento tra essa e la dottrina delle pulsioni costituisce, per la psicanalisi, un grave impedimento”. Freud ha sempre sostenuto l’importanza psicologica della bisessualità; ma il suo pensiero su tale problema comporta delle riserve e delle esitazioni che si possono così raggruppare: il concetto di bisessualità presuppone una chiara definizione della coppia mascolinità-femminilità; ora, come è stato notato da Freud, questi concetti assumono un significato diverso a seconda che li si consideri a livello biologico, psicologico o sociologico; questi significati sono spesso mescolati e non consentono di stabilire equivalenze biunivoche tra questi livelli. Freud rimprovera alla concezione di Fliess di sessualizzare il meccanismo psicologico della rimozione, intendendo per “sessualizzare” attribuirle un fondamento biologico. Tale concezione, infatti, porta a determinare a priori la modalità del conflitto difensivo, in quanto la forza rimovente è dalla parte del sesso biologico manifesto mentre il rimosso è rappresentato dal sesso opposto. Al che Freud obbietta: “nei maschi e nelle femmine compaiono moti pulsionali sia maschili che femminili, i quali possono parimenti diventare inconsci in virtù della rimozione”. Cos’è la bisessualità? I bisessuali sono “…solo dei gay o delle lesbiche che hanno paura di ammettere la loro omosessualità” oppure sono persone che hanno “…attrazione e/o comportamento sessuale con persone di entrambi i generi”? (Fox, 1996). La bisessualità è il potenziale di sentirsi sessualmente attratti e di intraprendere relazioni sessuali o sensuali con entrambi i sessi. Una ricerca di Eliason, che risale al 1997, svolta su un campione di studenti non ancora diplomati, mostra che la percezione che comunemente gli individui hanno dei bisessuali è principalmente basata su degli stereotipi. Samantha Star Straf ha individuato nel 1998 cinque di questi stereotipi: 1) I bisessuali non esistono 2) I bisessuali sono persone confuse 3) I bisessuali hanno bisogno di avere contemporaneamente una relazione con partner di entrambi i generi 4) I bisessuali si godono il meglio da entrambi i mondi 5) I bisessuali diffondo l’AIDS I bisessuali non esistono Il primo mito afferma che i bisessuali non esistono e si basa sul fatto che non è semplice auto-identificarsi come bisessuali (Ault, 1996). Ron Fox riporta, in uno studio del 1996, che il 4% degli intervistati ammetteva di provare un’attrazione sessuale per entrambi i generi, ma solo lo 0,8% degli uomini e lo 0,5% delle donne del campione si dichiaravano bisessuali. Un risultato molto simile era stato riscontrato in un’intervista curata l’anno prima (1995) da McKirnan, Stokes, Doll e Burzette che riguardava le attività sessuali; il 5,8% del campione maschile dichiarava di aver avuto, nel corso della propria vita, almeno un partner di sesso maschile ed uno di sesso femminile ma, solo l’1% di questo gruppo si etichettava come bisessuale. Generalmente infatti coloro che hanno avuto esperienze bisessuali tendono ad auto-identificarsi o come omosessuali o come eterosessuali. Non date per scontato la bisessualità di nessuno Il secondo mito afferma che i bisessuali sono persone confuse basandosi sul fatto che spesso i bisessuali si trovano in un periodo di transizione tra l’etero o l’omosessualità (Eliason, 1997), sono confusi sulla loro identità o sul loro orientamento sessuale (per paura di dover ammettere la loro omosessualità ) oppure perché non sono in grado di affrontare una scelta dicotomica (Deacon, Reinke, Viers, 1996). Un altro modo di vedere la bisessualità è quella di un “esperimento” o di “una fase di passaggio dell’adolescenza” (Eliason, 1997) oppure semplicemente una scelta “circostanziale” nel caso ci si trovi detenuti in un carcere per un lungo periodo di tempo (McKirnan et al., 1995). L’auto-identificazione può subire modiche nel tempo; nella già citata ricerca di Eliason del 1997 il 41% delle donne che si definivano lesbiche in passato si erano dichiarate bisessuali mentre il 76% delle donne che si definivano bisessuali in passato si erano dichiarate lesbiche. Risultati simili si erano avuti in una precedente ricerca di McKirnan del 1995 dove il 65% dei maschi che avevano avuto rapporti sessuali sia con uomini che con donne avevano mantenuto un comportamento bisessuale per più di 5 anni; tra questi quelli che poi avevano cambiato auto-identificazione si riconoscevano per 1/3 come eterosessuali e per 2/3 come omosessuali. Dunque, la percezione della propria identità sessuale si modifica facilmente in un bisessuale quando questi si trova coinvolto in una relazione monogama (Rust, 1996). Sebbene alcune persone dopo essersi identificate come bisessuali per un certo periodo di tempo decidano per una differente identità sessuale altre, con una stabile identità demoliscono lo stereotipo che li definisce persone “confuse”. Né mezzi omosessuali né mezzi eterosessuali ma assolutamente bisessuali Sebbene i bisessuali siano spesso stati accusati di godersi il meglio da entrambi i mondi, in realtà sono discriminati sia dagli omosessuali che dagli eterosessuali. Riguardo questo punto nella citata ricerca di Elison del 1997 troviamo che ben il 40% degli studenti eterosessuali giudicava la bisessualità meno accettabile dell’omosessualità (in particolare quella maschile, 61% di rifiuto). Che la bisessualità femminile sia maggiormente accettata dagli eterosessuali si spiega col fatto che una delle fantasie più diffuse nell’immaginario erotico dei maschi eterosessuali è quella di fare l’amore con due donne bisessuali (ménage à trois). Molti omosessuali giudicano i bisessuali più negativamente di quanto non lo facciano gli eterosessuali (Deacon et al., 1996). Omosessuali maschi e femmine hanno lottato molto negli anni affinché la loro omosessualità fosse riconosciuta come congenita e ritengono che i bisessuali screditino questa teoria scegliendo alternativamente partners di sesso maschile e di sesso femminile. Molte religioni inoltre, vedono la bisessualità addirittura come “l’ultima perversione”. Quando si ammette la propria bisessualità si rischia una doppia stigmatizzazione ed il rifiuto sia da parte della comunità eterosessuale che da quella omosessuale. Così non solo i bisessuali non prendono il meglio da ciascun mondo, ma anzi si trovano a dover affrontare una discriminazione da parte di entrambi i mondi monosessuali. Un sesso vale l’altro Un altro mito sui bisessuali è la credenza che questi ultimi abbiano necessariamente bisogno di avere contemporaneamente una relazione con un uomo e con una donna. Variazioni di questo mito sono quelle che descrivono i bisessuali come promiscui e ossessionati dal sesso (Ault, 1996). Essi sono comunemente visti come persone che hanno più partners sessuali, più di un partner alla volta, e un’attitudine flessibile nei confronti del sesso. Molte lesbiche rifiutano relazioni sessuali con donne bisessuali perché dicono che saranno certamente lasciate per un uomo (Eliason, 1997). In realtà i bisessuali non sono attratti allo stesso modo dai maschi e dalle femmine e la maggior parte delle volte vengono attratti da caratteristiche che non hanno nulla a che fare col genere (Eliason, 1996); essi percepiscono la loro identità come fluttuante (Wilson, 1996). Alcuni bisessuali sono monogami, altri poligami ed altri ancora hanno un “matrimonio aperto” che gli permette di avere relazioni con partners dello stesso sesso, relazioni a tre, od un numero di partners dello stesso o dell’altro genere (Deacon et al., 1996) ma la maggioranza dei bisessuali è generalmente monogama. Sono sieronegativo e non voglio diventare sieropositivo Un ultimo mito sui bisessuali è che sono stati questi a diffondere il virus dell’HIV nel mondo eterosessuale e in quello lesbico (Eliason, 1997). In realtà solo il 3% delle donne con AIDS conclamato ha contratto il virus da un maschio bisessuale (Stokes et al., 1996). Molte lesbiche non hanno rapporti sessuali con donne bisessuali perché le credono a maggior rischio d’infezione anche se sono stati documentati solo 2 casi di trasmissione per via sessuale dell’Hiv da donna a donna (Rila, 1996). C’è del vero dietro questo stereotipo, infatti alcune persone hanno contratto il virus da bisessuali, (soprattutto uomini) ma i rapporti sessuali non protetti sono molto più pericolosi dell’orientamento sessuale dei propri partners. Le categorie sono socialmente costruite “Quando ero piccola”, racconta Charlene L. Muehlenhard, “sapevo che cosa era una donna e che cosa era un uomo, ma oggi non lo so. Nel 1950 sapevo che le donne erano come mia madre e mia nonna e che gli uomini erano come mio padre e mio nonno. Sapevo che le donne portavano i capelli lunghi e gli uomini corti. Sapevo che gli uomini lavoravano e le donne stavano a casa. Sapevo che gli uomini avevano un pene e le donne no. Poi nel 1960 mia madre trovò un lavoro ma continuò ad essere una donna e molti uomini si fecero crescere lunghi capelli ma continuarono ad essere uomini, così scoprii che i capelli lunghi ed il lavoro non distinguevano necessariamente gli uomini dalle donne. Molti anni dopo imparai che a volte i genitali sono ambigui, appaiono come grandi clitoridi o piccoli peni, così gli organi sessuali non distinguono necessariamente i maschi dalle femmine. Scoprii che i genitali esterni, gli organi interni ed i cromosomi non sempre combaciano; una persona può avere i cromosomi XX ed avere dei genitali che assomigliano più ad un pene che ad un clitoride. Imparai che alcune persone sembrano appartenere chiaramente ad un sesso biologico ma hanno l’identità di genere del sesso opposto o addirittura non hanno alcuna identità di genere. Mi resi conto che non ci sono tratti della personalità che distinguono chiaramente gli uomini dalle donne e che anche nel 1950 quando credevo che le donne non lavorassero alcune donne di colore lo facevano. Così nonostante io tenga dal 1980 un corso semestrale sulla Psicologia Femminile ancora oggi non so cosa siano le donne. Così oggi penso che non esista una reale o universale definizione di cosa siano esattamente un uomo od una donna”. Conclusioni Concludendo i bisessuali esistono ed una persona bisessuale può non essere ugualmente attratta da entrambi i sessi, ed il grado di attrazione può variare attraverso il tempo. L’auto-percezione è la chiave dell’identità sessuale. Molte persone intraprendono attività sessuali con persone di entrambi i sessi, eppure non si identificano come bisessuali. Viceversa, altre persone intraprendono relazioni sessuali solo con persone di un sesso, (oppure non hanno nessuna attività sessuale), tuttavia si considerano bisessuali. Così ci sono individui che hanno una stabile identità bisessuale, mentre altri in un momento della propria esistenza decidono di cambiare la propria identità sessuale credendo di non essere più bisessuali avendo scelto un partner fisso di un certo genere. Sebbene una piccola percentuale di bisessuali abbiano relazioni sessuali con entrambi i generi contemporaneamente, la maggioranza è assolutamente monogama. La tabella di Klein Qui di seguito è illustrata la tabella di Klein, nella prima colonna essa dispone di 7 variabili che riguardano l’orientamento sessuale elencate dalla lettera A alla lettera G. Le successive tre colonne indicano il passato, il presente e l’ideale dell’orientamento sessuale di una persona. In ogni casella vuota bisogna indicare un punteggio da 1 a 7 ed il significato delle valutazioni è indicato sotto la griglia. Passato Presente Ideale A Attrazione Sessuale B Comportamento Sessuale C Fantasie Sessuali D Preferenze Emozionali E Preferenze Sociali F Stile di Vita G Auto-identificazione Per le variabili da A a E: Per le varibili F e G 1 = Solo l’altro sesso 1 = Solo eterosessuale 2 = L’altro sesso maggiormente 2 = Maggiormente eterosessuale 3 = L’altro sesso a volte di più 3 = Eterosessuale a volte di più 4 = Entrambi i sessi ugualmente 4 = Etero/omosessuale ugualmente 5 = Lo stesso sesso a volte di più 5 = Omosessuale a volte di più 6 = Lo stesso sesso maggiormente 6 = Solo omosessuale 7 = Solo lo stesso sesso

Bibliografia
Ault A., (1996), Ambiguos Identity in an Unambigous Sex/Gender Structure: The case of Bisexual Woman, the Sociological Quarterly, 37. Deacon S. A., Reinke L., Viers D., (1996), Cognitive – Behavioral Therapy for Bisexual Couples: Expanding the Realms of Therapy, The American Journal of Family Therapy, 24. Eliason M. J., (1996), Identity Formation for Lesbian, Bisexual and Gay Persons: Beyond a “Minoritizing View”, Journal of Homosexuality, 30 (3). Eliason M. J., (1997), The Prevalence and Nature of Biphobia in Heterosexual Undergraduate Students, Archives of Sexual Behavior, 26. Fox, R. C., (1996), Bisexuality in Perspective, A Review of Theory and Research in 1 B. A. Firestein (Ed) Bisexuality: The Psychology and Politics of an Invisible Minority, Thousand Oaks, CA: SAGE Publications, inc. Marchetti V., 2001, L’invenzione della bisessualità – Discussioni tra teologi, medici e giuristi del XVII secolo sull’ambiguità dei corpi e delle anime, Bruno Mondadori Editore. McKirnan D. J., Stokes J. P., Doll L., Burzette R.G., (1995), Bisexuallly Active Men: Social Characteristics and Sexual Behavior, The Journal of Sexual Research, 32. Muehlenhard C. L., (2000), Categories and Sexuality, The Journal of Sex Research, May. Pescetto G., De Cecco L., Pecorari D., Ragni N.,(1989), Manuale di Ginecologia e Ostetricia – Vol. 1 Ginecologia, Società Editrice Universo, Roma. Rila M., (1996), Bisexual Women and the AIDS Crisis in B.A. Firestein (Ed) Bisexuality: The Psychology and Politicsof an Invisible Minority, Thousand Oaks, CA: SAGE Publications, Inc. Rust, P. C., (1996), Monogamy and Polyamory: Relationship Issues for Bisexuals in B. A. Firestein (Ed) Bisexuality: The Psychology and Politics of an Invisible Minority, Thousand Oaks, CA: SAGE Publications, inc. Straf, S. S., (1998), Bisexuality what is it?, Human Sexuality Class, UIUC. Stokes J., McKirnan D. J., Doll L., Burzette R. G., (1996), Female Partners of Bisexual Men, Psychology of women Quarterly, 20. Wilson A., How we find Ourselves: Identity Development and Two-Spirit People, Harward Educational Review, 66.


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Colui al quale i pregiudizi correnti non suonano paradossali, non ha ancora sufficientemente riflettuto.
(Friedrich Nietzsche)

Alla fine ricorderemo non le parole dei nostri nemici, ma il silenzio dei nostri amici.
(Martin Luther King)

Conosco molti furfanti che non fanno i moralisti, ma non conosco nessun moralista che non sia un furfante.
(Indro Montanelli)
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