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R. I. P. Riposino in pace

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    00 26/07/2007 13:54
    Si è spento domenica scorsa a Walbeck, nella Sassonia Anhalt

    Berlino. L'attore Ulrich Mueheprotagonista del film tedesco premio Oscar 'Le vite degli altri', è morto domenica scorsa a Walbeck, nella Sassonia Anhalt. A confemare la notizia della morte dell'attore apparsa sulla 'Bild' è stata il sindaco di Walbeck Brunhilde Fucke. L'attore 54 enne era da tempo sofferente di cancro e prima della notorietà internazionale raggiunta con il ruolo di agente della Stasi nella pellicola premiata con l'Oscar, aveva a lungo lavorato in teatro. Subito dopo il premio che Hollywood ha riconosciuto al film, opera prima del regista Florian Henckel von Donnersmarck, Muehe si era sottoposto in Germania a un delicato intervento allo stomaco.


    Mi è spiaciuto molto leggere di questa notizia.
    Ho visto il film..impegnativo, lento a volte ma devo ammettere che la sua interpretazione lascia davvero il segno ed è un vero peccato che non avremo più l'opportunità di apprezzare il suo talento...
    Peccato...che riposi in pace.



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    00 31/07/2007 12:04
    Dalle collaborazioni con De Santis e Fellini a capolavori come "L'avventura" e "Blow Up"
    Vincitore a Venezia e Cannes, molto amato ma anche contestato. Oscar alla carriera


    Morto a 94 anni Michelangelo Antonioni
    Se ne va mezzo secolo di storia del cinema





    ROMA - Michelangelo Antonioni è morto ieri sera, verso le venti. Si è spento serenamente in casa, su una poltrona, con accanto la moglie Enrica Fico. Per una strana combinazione del destino, è mancato nello stesso giorno dell'altro grande Ingmar Bergman.
    Secondo fonti della famiglia, domani in Campidoglio sarà allestita la camera ardente. I funerali dopodomani a Ferrara.

    Era nato il 29 settembre del 1912 a Ferrara. Laureatosi a Bologna in economia e commercio, inizia a lavorare come critico cinematografico al Corriere padano e a Cinema prima di trasferirsi a Roma dove frequenta il Centro sperimentale, collaborando anche con Rossellini.

    Nella sua terra realizza il primo documentario, "Gente del Po", terminato nel '47. Dopo la guerra, lavora come sceneggiatore a "Caccia tragica", di Giuseppe De Santis (1946) e allo "Sceicco bianco" di Fellini (1952).
    Il suo primo film, "Cronaca di un amore" (dopo altri due documentari) è del 1950 e già rivela alcune propensioni del futuro autore dell'"Avventura": uno spunto quasi giallo e l'interesse per i risvolti psicologici dei suoi personaggi borghesi. Seguono "I vinti" (1952) sulla crisi della gioventù europea, e "La signora senza camelia'" (1953) sull' ambiente del cinema.

    "Le amiche" (1955) e "Il grido" (1956) precedono quello che molti considerano ancora oggi il suo capolavoro e l'inizio di una ideale trilogia: "L' avventura" (1959), accolto a Cannes da pareri discordanti (anche se per molti è la rivelazione di un autore raffinato e poetico che avrà sempre più consensi nella critica che fra il grande pubblico) a causa di uno stile severo e rigoroso, troppo a lungo scambiato per lento o noioso.

    All'"Avventura" fanno seguito "La notte" (1960) e "L'eclisse" (1962) che, fra l'altro, rinsaldano il legame, personale e professionale, con Monica Vitti, interprete principale di tutti e tre i film. "Deserto rosso", del 1964, sempre con Monica Vitti, segna il suo passaggio al colore. Un film anche questo oggetto di numerose critiche, che però è valso ad Antonioni il primo Leone d'Oro al Festival di Venezia (il secondo, alla carriera, gli è arrivato nel 1983).

    Con i film successivi Antonioni allarga i suo orizzonte dalla borghesia italiana alla società internazionale: "Blow up" (1966) ambientato in Inghilterra, e vincitore della Palma d'oro al Festival di Cannes dell'anno seguente, e "Zabriskie Point" (1970) nell'America della contestazione giovanile e della musica rock (celebre la scena finale dell'esplosione con la musica dei Pink Floyd).

    La Cina è invece al centro di un nuovo documentario ("Chung Kuo:Cina," 1972) prima di spostarsi a Barcellona e in Africa per "Professione reporter" con Maria Schneider e Jack Nicholson (1975). Antonioni è anche attratto dalla sperimentazione e realizza su supporto magnetico "Il mistero di Oberwald" (1980) ancora con la Vitti. L' attenzione agli altri media lo porta, subito dopo, anche a realizzare un videoclip per Gianna Nannini ("Fotoromanza").

    Torna al cinema nell' 82 con "Identificazione di una donna" con Tomas Milian, sdoganato così dal personaggio del Monnezza, e poi, dopo un lungo silenzio dovuto alla malattia, con "Al di là delle nuvole" (1995), a quattro mani con Wim Wenders e l'ultimo "Eros", per cui realizza l'episodio "Il filo pericoloso dele cose" (gli altri due episodi sono diretti da Steven Soderbergh e Wong Kar Wai). Il 1995 è anche l'anno in cui l'Academy di Hollywood gli riconosce l'Oscar alla Carriera.

    Fonte: Repubblica.it (31 luglio 2007)



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    00 31/07/2007 12:36
    Si è spento serenamente nella sua casa sull'isola di Faaro
    Aveva 89 anni. Nella sua lunga carriera ha diretto oltre 40 film


    E' morto il regista Ingmar Bergman
    maestro del cinema dell'anima




    STOCCOLMA - Il regista svedese Ingmar Bergman è morto. L'annuncio è stato dato dalla figlia, Eva, all'agenzia svedese TT. Si è spento serenamente nella sua casa sull'isola di Faaro, nel mar Baltico, all'età di 89 anni. Famoso per capolavori come Fanny e Alexander e Il Settimo Sigillo, aveva realizzato oltre 40 film nella sua lunga carriera ed era considerato una delle personalità più eminenti nel panorama cinematografico mondiale.

    Nato a Uppsala, a nord di Stoccolma, il 14 luglio 1918, figlio di un pastore luterano della corte reale svedese, fu segnato dalla severa educazione religiosa. Studiò all'università a Stoccolma e si avvicinò alla regia dal teatro facendosi le ossa su Shakespeare e Strindberg.

    Dal 1944 condusse una carriera parallela, teatrale e cinematografica, ottenendo fama internazionale con il cinema ma rimanendo legato in modo particolare al teatro. La sua prima pellicola, Crisi, è del 1945, ma il successo arrivò nel 1956 con Il settimo sigillo che ottenne diversi riconoscimenti oltre al premio speciale al Festival di Cannes. Arrivarono poi l'Orso d'Oro al Festival di Berlino e il premio della critica al Festival di Venezia per Il posto delle fragole (1957).

    Successivamente Alle soglie della vita e Il volto gli valsero il premio per la miglior regia rispettivamente a Cannes e a Venezia, mentre nel 1960 La fontana della vergine gli fece ottenere il suo primo Oscar.

    Il nome di Bergman è legato anche a Sussurri e grida (1972), Scene da un matrimonio (1974) e Sinfonia d'autunno (1978).

    Nel 1982, dopo quarant'anni di attività, Bergman decise di abbandonare improvvisamente il cinema, per dedicarsi al teatro e alla televisione. Fu quello l'anno del suo ultimo film per il grande schermo, Fanny e Alexander, nato originariamente per la televisione, e ispirato sontuosamente alla sua infanzia e alla sua passione per lo spettacolo. La pellicola vinse quattro Oscar, compreso quello per la regia, il terzo della carriera del maestro svedese.

    Nel 2003 girò Sarabanda, il seguito di Scene da un matrimonio, e sul set disse: "Questo è il mio ultimo film". E stavolta lo fu veramente. Nel gennaio 2005 Bergman ricevette il Premio Federico Fellini per l'eccellenza cinematografica.

    Dalla morte della sua ultima moglie Ingrid, nel 1995, Bergman viveva solo per gran parte dell'anno sull'isola di Faaro, in cui ha anche ambientato diversi suoi film.

    Comandante della Legion d'onore, membro dell'Accademia delle lettere svedese, drammaturgo, Bergman ha sondato i rapporti fra uomo e donna in una luce spesso tragica, dominata dall'angoscia dell'esistenza. Ha rivelato molto della sua vita privata e professionale in una celebrata autobiografia, La Lanterna magica. Sposato cinque volte, Bergman lascia nove figli.

    Fonte. Repubblica.it



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    00 31/07/2007 12:52
    Il popolare attore francese è morto ieri (29 Luglio) a 79 anni dopo una lunga malattia.
    In oltre 50 anni di carriera aveva girato 135 film con registi come Sautet e Chabrol.


    Il cinema perde Michel Serrault
    indimenticabile Zaza nel Vizietto
    In Italia era conosciuto per il ruolo di amante di Tognazzi ne "La cage aux folles" del 1978




    ROMA - Se ne va un grande del cinema francese, che ha legato al suo nome a registi come Sautet e Chabrol. Michel Serrault, impagabile protagonista di tante commedie di successo, è morto ieri a 79 anni, dopo una lunga malattia. Serrault era stato ricoverato per alcune settimane all'ospedale americano di Neuilly per recarsi a fine giugno nella sua casa di Honfleur.

    Una lunga carriera cinematografica, con 135 film e tre Cesar, ne hanno fatto uno degli attori francesi più popolari con grandi prove sia nel registro drammatico che in quello comico in particolare nella sua interpretazione di uno dei due omosessuali de "La cage aux folles"("Il vizietto") diretto da Eduard Molinaro girato nel 1978 con Ugo Tognazzi. In oltre cinquanta anni di carriera, ha dato prova di sapersi trasformare come nessuno, diretto da registi come Clouzot, Chabrol, Mocky, Lautner, Audiard, Blier e Kassovitz.

    Per Sautet in "Nelly e Monsieur Arnaud", accanto alla bellissima Emmanuelle Beart, ha interpretato il ruolo di un giudice piegato dalla vita borghese e dagli obblighi. Cristina Comencini, che l'ha diretto in "Buon Natale, buon anno", gli aveva affidato la parte del marito di Virna Lisi, una coppia piccolo borghese che sfuggiva agli obblighi familiari e per cercare un po' d'intimità si rifugiava in alberghi fuori mano.

    Serrault era nato il 24 gennaio 1928 a Brunoy nell'Essonne in una famiglia modesta e molto religiosa, il padre per tirare avanti faceva due lavori, di giorno il rappresentante e la sera maschera in teatro. Michel a 14 anni entra in seminario tentando di far coabitare le sue passioni: "far ridere e occuparmi di Dio". Durerà poco, sceglie l'universo dello spettacolo, ma non ha mai abbandonato la fede. Da ragazzo canta in un coro in Chiesa, la sua è una vita da romanzo. Destinato al seminario, appunto, rinuncia perché s'innamora di una ragazza incontrata nel metrò. La passione per la recitazione lo porta a frequentare il Centre du Spectacle per un paio d'anni. Prova a entrare in Conservatorio, senza riuscirci.

    Finita la guerra, nel 1946 firma il primo contratto per una tournée teatrale in Germania. Ma sarà il cinema il suo futuro. Ha un aspetto anonimo, non ha la presenza di Noiret, il fascino di Trintignant, lo sguardo di Piccoli, ma è un grande attore versatile, perfetto per la commedia e per regalare ai personaggi, al di là dell'apparenza, una vena malinconica segreta. Renzo Martinelli lo chiama nel 2001 per "Vajont", il film che ricostruisce la tragedia del 1963. Serrault interpretava Semenza, uno degli ingegneri che danno l'ok per costruire il bacino artificiale. Amava l'Italia, e il pubblico italiano ricambiava l'affetto: per tutti era rimasto Albin, detto Zaza, l'amante di Tognazzi nel "Vizietto", di cui girò anche il seguito.

    Fonte: Repubblica.it



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  • AresV
    00 31/07/2007 14:03
    Per 'il cinema' 2 giorni neri