Alex ha un segreto inconfessabile. E' affetta dalla sindrome di Klinefelter, alterazione genetica che lascia l'identità sessuale in bilico fra maschile e femminile .Per questo i suoi genitori, quando lei era ancora in fasce, lasciarono Buenos Aires per trasferirsi sulle coste uruguayane, lontani dall'occhio indiscreto della gente. Un giorno, nella loro casa, arrivano degli ospiti molto attesi. Un chirurgo plastico di chiara fama, accompagnato da sua moglie e dal giovanissimo figlio di sedici anni, vecchi amici di famiglia, iniziano a occuparsi del "caso" dell'adolescente.
Le tre lettere del titolo rappresentano un'anomalia cromosomica - di quelle persone che hanno all'interno del loro patrimonio genetico sia dei gameti maschili che femminili – che resta il punto chiave della pellicola dell'esordiente regista argentina Lucia Puenzo. Alex, quindicenne alla scoperta della propria identità e delle prime esperienze sessuali, vive con disagio la propria diversità. Il suo essere ermafrodita, è più un problema sociale che personale, nella curiosità morbosa di chi le gravita affianco considerandola un "freak".
In concorso alla sessantesima edizione della settimana della critica e vincitore del
Prix de Jeunesse,
XXY è una pellicola asciutta, a basso costo, e senza troppe pretese estetiche. La camera a mano e una colonna sonora molto discreta, fanno sì che non si perda mai di vista il punto centrale di tutta la narrazione: la diversità e l'essere accettati socialmente. La regista argentina porta sullo schermo un tema originale su cui il cinema non ha mai speso molte energie, e lo fa con discrezione e accuratezza (non vedremo mai chiaramente l'oggetto della diversità), senza sbavature e intenti pedagogici, riprendendo con l'occhio esterno della macchina da presa una storia di vita vera, per permettere a tutti, usciti dalla sala, di saperne qualcosa in più sulle vite degli altri.
Ma bisogna dire che grande, grandissimo merito va alla protagonista, lnes Efron (che nella realtà ha 22 anni), ragazza asciutta, un poco brusca, con stupendi occhi grigi e una bellezza quasi selvatica, capace di muoversi e recitare con assoluta naturalezza e di esprimere al meglio il tormento spinoso, ansioso e noioso del personaggio.
Ma poi tutto, l'ambiente famigliare, i genitori infelici (il padre, biochimico marino, conosce bene l'ermafroditismo frequente nelle piante, ma fatica ad accettarlo nella figlia), il paesaggio desolato e bello, i pregiudizi degli ospiti, la brutalità dei ragazzi che "solo per vedere" assaltano la quindicenne, tutto è raccontato con semplicità, efficacia, delicatezza assai rare. Non c'è un momento, nel film vincitore alla settimana della critica dell'ultimo Festival di Cannes, in cui qualcosa risulti stonato, melodrammatico, poetico. Una gran riuscita.
Recensione e critica parziale da MyMovies.it
Voto personale: *********
Durante la visione e quando sono uscita dalla sala ero un po' stizzita per le risatine di tre amiche alla mia destra, forse dato dal loro evidente imbarazzo per un tema così "anomalo" e totalmente fuori dalle loro vite...magari sono andate a vederlo per pruriginosa curiosità sottolineata dalle risatine sceme di cui sopra in una determinata scena di sesso tra Alex e Alvaro, il figlio del chirurgo.
Ma poi sono riuscita ad estraniarmi da tutto il resto e mi sono profondamente identificata nella storia di Alex. In fondo, se ci si pensa bene la nostra condizione di
bisessuali viene vista dal mondo, e a volte da noi stessi durante il lungo e doloroso processo verso la consapevolezza e l'accettazione di sè, con una forte valenza di ambiguità, di "non scelta", di non sapere bene ancora da che parte stare; e questa stessa società che, in molti casi non riesce ad accettare ciò che è diverso in quella che invece dovrebbe essere una particolarità se non addirittura una ricchezza (soprattutto dal lato emotivo), ci fa continue pressioni per cui noi si faccia una scelta definitiva, per cui noi operiamo una sorta di castrazione di noi stessi per adeguarci alla norma.
Solo chi ci ama davvero (come accade per il padre di Alex) non ci spingerà mai a scegliere ma ci resterà accanto sempre, in qualunque circostanza, nonostante e per merito forse della nostra natura.