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Ancora PACS

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    00 30/01/2007 11:12
    Napolitano: «Sui pacs si troverà una sintesi»

    Il capo dello Stato dopo l'incontro con il premier spagnolo Zapatero: «Tenere conto delle preoccupazioni della Chiesa»

    Il presidente Napolitano e il premier spagnolo Zapatero (Ap)
    MADRID (Spagna) - «Non ho dubbi che si possa trovare una sintesi sulle unioni civili anche nel dialogo con la Chiesa cattolica e tenendo conto delle preoccupazioni espresse dal Pontefice e dalle alte gerarchie della Chiesa». Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, rispondendo ai giornalisti dopo il colloquio con il premier spagnolo Zapatero.
    «SENSIBILITA' DIVERSE» - «Certamente in Italia ci sono sensibilità diverse e sicuramente c'è anche una componente di storica ispirazione cattolica all'interno della maggioranza di centrosinistra», ha agiunto il capo dello Stato di fronte alla richiesta di esprimere una previsione sulla possibilità che l'Italia, paese di ispirazione cattolica come la Spagna, possa arrivare a formulare una legge sulle unioni di fatto. Napolitano ha concluso ricordando che la sintesi tra posizioni laiche e cattoliche è espressa nella Costituzione stessa con l'articolo 7.
    LA POLITICA ESTERA - Il presidente della Repubblica ha parlato anche della missione in Afghanistan, sottolineando che l'impegno dei nostri soldati proseguirà anche sul piano militare, ma di fronte a «una situazione preoccupante» non possiamo «ridurci a una presenza militare, dobbiamo accentuare la presenza civile». Il colloquio con Zapatero - ha aggiunto Napolitano, sottolineando che non sono stati toccati argomenti di competenza del governo che saranno oggetto del vertice bilaterale previsto fra 20 giorni - «ha permesso uno scambio di vedute e di punti di vista. Si è parlato della missione in Libano e anche di quella in Afghanistan». Sul Libano a Napolitano è stato chiesto di commentare una dichiarazione di Pier Ferdinando Casini sui rischi di guerra civile in quel paese e delle conseguenze che se ne dovrebbero trarre per quanto riguarda la presenza del contingente militare italiano. Napolitano ha detto di non avere elementi per commentarla.
    30 gennaio 2007

    [fonte corriere.it]



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    00 30/01/2007 11:24
    Vergognoso!!!
    Siamo in uno stato laico o al Vaticano???
    E poi parla proprio lui col passato da vero comunista che si ritrova???
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    00 30/01/2007 11:42
    Infatti, non capisco 2 concetti in genere sui PACS

    1) perchè incentrarli sulle unioni omosessuali
    Dico questo perchè da etero, accetto il fatto di convivere senza "obbligatoriamente" sposare la mia compagna. Credo che il matrimonio al di la della scelta cattolica (dove credo che ormai i matrimoni fatti solo per la "serietà del sacramento" siano ben pochi) non abbiano nulla di diverso al convivere, credo che l'unica cosa importante sia l'amore tra le due persone e basta.

    2) perchè tenere conto del vaticano (che ha un suo stato) e non fa parte dell'italia.
    Insomma il vaticano perchè non ha "rotto" quando la Spagna ha scelto di aprire i pacs alle coppie gay ?? Perchè si dichiara estraneo ai fatti politici italiani e poi invece ci mette sempre il becco e anche più ???




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    00 30/01/2007 12:57
    1) sai che ti rispondono? se sei etero puoi andare in comune a sposarti...E' solo un modo per strumentalizzare la cosa e far leva sulle paure della gente comune che non tollera l'idea di omosessuali che si sposino quando invece non hanno problemi se il loro vicino di casa ammazza la moglie di botte.
    E non tengono conto del fatto che la maggior parte delle coppie di fatto sono eterosessuali.
    E soprattutto mi fanno ridere quei parlamentari contrari, come pure i mass media che sottolineano la contrarietà della Chiesa quando sia parlamentari che giornalisti hanno già i PACS, ma da un bel po' di tempo eh?!?!?
    2) La chiesa vai tranquillo ha rotto parecchio i coglioni in Spagna e ha mobilitato da Roma tutti i cattolici integralisti spagnoli che restano la minoranza mentre i cattolici moderati sono persone più intelligenti e meno ipocrite di quanti si dicono cattolici qui in Italia e si riempiono la bocca di "integrità della famiglia" là dove sono i primi ad avere una o più famiglie perchè separati o divorziati.

    Inoltre berlusconi fino a due mesi fa diceva di essere favorevole, ora che rischia di fare una figuraccia con le femmine ultraquarantenni bacchettone e sposate, e quindi inviperite, sta cambiando registro e all'improvviso dice che bisogna seguire i dettami della Chiesa.
    Mastella poi è inqualificabile per il suo comportamento.

    Mentre in tutto sto bailamme chi mi ha favorevolmente sorpresa è stata proprio la Bindi che comunque è una delle due deputate che stanno promulgando il disegno di legge. Lei che pareva così chiusa su questo argomento...



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    00 01/02/2007 14:37
    Diritti e doveri dei conviventi. Coppie di fatto, ecco la bozza del ddl
    ROMA - In attesa del ddl del governo che la mozione approvata oggi contribuisce a determinare, si conoscono già le linee guida della bozza sulla quale stanno lavorando i ministri Barbara Pollastrini e Rosy Bindi. Saranno 15 articoli, mentre ancora non si conosce il nome del documento. Ma il nodo del confronto non è sul titolo. Piuttosto la disputa è sulla durata che deve avere la convivenza per essere considerata "stabile" e garantire così ai "conviventi" diritti e doveri reciproci: 15 anni per l'ala cattolica; 5 invece per il fronte laico e la sinistra.

    Conviventi. La legge disciplina i rapporti tra "due persone, anche dello stesso sesso, legate da reciproci vincoli affettivi e che convivono stabilmente".

    [SM=x1248874] [SM=x1248873] [SM=x1248874] [SM=x1248873] [SM=x1248874] [SM=x1248873] [SM=x1248874] [SM=x1248873] [SM=x1248874] [SM=x1248878]


    Dichiarazione anagrafica. Per avvalersi di diritti e doveri indicati dalla legge i 'conviventi' devono presentare una dichiarazione congiunta all'anagrafe del Comune dove hanno la residenza. La dichiarazione è annotata nella scheda anagrafica. Da quel momento decorrono gli effetti della legge. Stessa dichiarazione si presenta all'anagrafe se la convivenza cessa.

    Doveri. I conviventi sono tenuti a prestarsi "reciproca assistenza e solidarietà materiale e morale nel rispetto dei principi di eguaglianza e pari dignità".

    Nullità della dichiarazione. E' nulla la dichiarazione di convivenza se è resa da persone sposate; vincolate da un'altra dichiarazione di convivenza; con condanne (o rinvio a giudizio) per omicidio consumato o tentato sul coniuge dell'altra o sulla persona con la quale l'altra era 'convivente'; legate da rapporti di lavoro che obblighino ad abitare insieme, da vincoli di parentela o affinità, di adozione o affiliazione.

    Sanzioni. La falsa dichiarazione di convivenza è punita con la reclusione da 1 a 3 anni e la multa da 3000 a 10.000 euro.

    Assistenza. In caso di malattia o ricovero del convivente, l'altro ha il diritto di visitarlo ed accudirlo secondo le regole di organizzazione degli ospedali o delle cliniche private.

    Decisioni su salute e morte. Ciascun convivente può designare l'altro come suo rappresentante, in caso di malattia che comporta incapacità di intendere e volere, per le decisioni in materia di salute; e, in caso di morte, per la donazione di organi, le modalità di trattamento del corpo e i funerali.

    Permesso di soggiorno. La legge regola, sulla base della normativa comunitaria, la concessione del permesso di soggiorno allo straniero convivente con un cittadino comunitario.

    Alloggi pubblici. Le regioni e le province autonome
    di Trento e di Bolzano tengono conto delle convivenze per l'assegnazione di alloggi di edilizia popolare o residenziale pubblica.

    Affitto. In caso di risoluzione anticipata del contratto di affitto della comune residenza da parte del convivente locatario, l'altro può succedergli nel contratto, purchè la convivenza duri da almeno 3 anni o, se ci sono figli comuni, da almeno un anno.

    Sede di lavoro. La bozza del ddl fa un rinvio a legge e contratti collettivi di lavoro per regolare i trasferimenti e le assegnazioni di sede dei conviventi dipendenti pubblici e privati per mantenere la comune residenza.
    La condizione è che siano trascorsi almeno 5 anni (ma altri propongono 3) dall'inizio della convivenza.

    Pensioni di reversibilità. Il testo provvisorio rinvia al riordino della previdenza per disciplinare limiti e modalità dell'estensione dei relativi trattamenti al convivente da almeno "15 anni". Ma anche qui laici e sinistra vorrebbero 5.

    Diritti di successione. Sono ancora due le tesi che si confrontano. Da un lato si propone che quando i beni ereditari di un convivente vengono devoluti all'altro, l'aliquota fiscale sia il 5% del valore complessivo oltre 100.000 euro. Dall'altra si vorrebbe che, dopo 10 anni di convivenza, il convivente concorra alla successione legittima dell'altro.

    Successione. Il convivente ha diritto alla metà dell'eredità se alla successione concorre un solo figlio e ad un terzo se concorrono due o più figli. Se non ci sono figli (nati nel matrimonio o fuori), ascendenti, fratelli o sorelle, al convivente si devolve l'intera l'eredità.

    Alimenti. E' previsto se la convivenza dura da almeno 5 anni, "con precedenza sugli altri obbligati", per un periodo stabilito "in proporzione alla durata della convivenza".

    (31 gennaio 2007)

    Fonte: La Repubblica.it



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    00 01/02/2007 14:40
    Beh si sembra che ieri abbiano fatto una buona votazione !!
    Adesso si deve vedere come viene il ddl.



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    00 01/02/2007 14:40
    Incredibile ma vero!
    Il Decreto legge c'è.
    Ora dovrà seguire la trafila ma è stato fatto un grande, grandissimo passo soprattutto circa la convivenza di persone dello stesso sesso!!!
    [SM=x1248852]



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    00 01/02/2007 17:05
    Non è un decreto, è un disegno di legge del governo. Non voglio fare il pignolo, ma la differenza è enorme: se fosse un decreto entrerebbe immediatamente in vigore, salvo approvazione da parte delle Camere. Invece è un disegno di legge, e dovrà seguire il normale iter parlamentare che potrà durare poco o tanto, e che vedrà sicuramente sui vari articoli molti voti "trasversali" ai due schieramenti.
    Quindi non è detto che il testo con cui entra nel dibattito parlamentare sia lo stesso con cui ne esce. Per il momento il testo è un compromesso, tutt' altro che un testo avanzato e innovativo, ma a questo punto viste le pressioni vaticane fortissime è comunque IMPORTANTISSIMO che venga approvato un qualsiasi testo che garantisca il riconoscimento giuridico delle Unioni Civili.
    Sarebbe un fatto simbolico e culturale enorme!
    Mi dispiace solo che - come sempre - su questo forum che comprende 50 persone sono sempre le stesse 4/5 che si occupano di questi argomenti, le altre fanno solo del "cazzeggio".

    [SM=x1248814]
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    00 05/02/2007 11:02
    Infatti chiedo venia [SM=g27821]
    Volevo dire disegno e mi è partito decreto..
    Sarà la gioia della notizia [SM=x1248831]



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    coccole2000bsx
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    00 05/02/2007 14:50
    Nel frattempo la situazione si è ulteriormente ingarbugliata, leggete qui:

    (fonte "La Repubblica")


    Dopo Mastella, anche Rutelli non apprezza "i Pacs all'italiana", benché la legge messa a punto dalle ministre Barbara Pollastrini e Rosy Bindi sia molto attenta a non urtare la sensibilità cattolica e il Vaticano. Non erano in Consiglio dei ministri (causa influenza) ieri, né il Guardasigilli e leader dell'Udeur, Clemente Mastella, né il vicepremier e presidente della Margherita, Francesco Rutelli.

    Ma il loro dissenso trapela attraverso dichiarazioni e portavoce. Duro Mastella che boccia integralmente il testo Pollastrini-Bindi: "Di certificazioni anagrafiche come prevede il disegno di legge non voglio sentir parlare, e nemmeno si possono equiparare coppie etero e omosessuali". Più cauto Rutelli, che frena e fa trapelare: "Questa legge scontenta tutti".

    A margine della riunione di governo, Pollastrini e Bindi discutono del testo ormai in dirittura d'arrivo (hanno previsto di portarlo al prossimo Consiglio, il 9 febbraio) con i ministri dell'Interno, Giuliano Amato e dell'Istruzione, Beppe Fioroni. Il cattolico Fioroni esprime le perplessità dei Popolari della Margherita: "Attenti con la "certificazione anagrafica congiunta" a non far rientrare i Pacs dalla finestra dopo averli fatti uscire dalla porta. Lavoriamoci ancora per un progetto condiviso". Amato si dice "molto preoccupato" del clima generale.

    Lo scontro nell'Unione si riaccende. Il traguardo delle unioni civili che appariva ormai vicino, dopo incontri e mediazioni, si allontana. Il ministro delle Pari opportunità Barbara Pollastrini ha confidato ai suoi collaboratori che se così vanno le cose, allora il problema è politico, perché contestare "l'articolo uno" della legge è metterne in discussione l'intero impianto.

    Spetterà quindi al premier Prodi sciogliere il nodo. In agenda Pollastrini e Bindi hanno una serie di incontri tecnico-politici a tappe forzate. Inoltre, le polemiche crescono sul ruolo che sta svolgendo il Vaticano. È giallo sulla visita di Rutelli al Papa (annunciata per giovedì scorso, ma smentita dal suo staff) e che comunque potrebbe svolgersi nei prossimi giorni. Il tam tam sulle pressioni del cardinale Ruini sui leader cattolici, e su Rutelli in particolare, si allarga. Roberto Villetti della "Rosa nel pugno" chiede "una smentita" sui rapporti Rutelli-Ruini.

    Dal canto loro, i teodem della Margherita - Paola Binetti, Emanuela Baio, Enzo Carra, Dante Mosella, Luigi Lusi, Luigi Bobba - fanno sapere che se il testo Pollastrini-Bindi non cambia, in Parlamento non lo voteranno. "La certificazione anagrafica non ci dovrà essere", precisa Baio. "La chiave è quella di partire dai diritti individuali, altrimenti si incorre in un riconoscimento delle coppie di fatto", chiosa Binetti.

    Un incontro tra i teodem e Alberto Gambino, consigliere politico di Rutelli, l'altra sera ha messo sul tavolo i dubbi degli ultrà cattolici e stabilito alcune linee guida, a cominciare dal criterio che "non devono esserci oneri per lo Stato" nel riconoscimento dei diritti dei conviventi.

    I toni si accendono. Il ministro della Famiglia Rosy Bindi smentisce di avere mai consegnato al segretario della Cei Betori il disegno di legge in anteprima: "La mia storia di credente parla da sola" e se "ascolto con rispetto e faccio tesoro delle parole della Chiesa", so "assumermi le mie responsabilità per il bene del paese" da laica. Il teodem Enzo Carra afferma che "non c'è stata nessuna condanna della Cei alla bozza".

    La Margherita con una nota liquida le ipotesi di pressioni del Vaticano su Rutelli come "fantascienza". Nel centrodestra si affilano le armi anti Pacs. Il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini rivendica: "Mi onoro di rappresentare chi è contro".




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    00 05/02/2007 16:17
    Se è tutto vero quanto scrive repubblica io personalmente sono davvero sdegnata...



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    Siamo in due............ e forse in due milioni (spero!)
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    Fonte: Massimo Livi Bacci da “LA REPUBBLICA”


    Manca qualcosa nel dibattito intorno alla legge sulle coppie di fatto. Gli aspetti giuridici ed etici sono stati approfonditi ed esplorati, ma quelli sociali sono largamente ignorati.

    È questa una debolezza della cultura politica incline ad anteporre gli aspetti teorici alla ricognizione empirica: si pensi all´approvazione dell´indulto che è avvenuta nell´incertezza circa il numero ed il profilo dei beneficiari.

    Ma torniamo alle "coppie di fatto", ovvero a quelle unioni affettive (etero ed omo) tra persone che vivono sotto lo stesso tetto; che quasi sempre condividono reddito e consumi; che prendono decisioni e assumono obblighi condivisi; che costituiscono un patrimonio comune, ancorché modesto.

    Che però non hanno sottoscritto né davanti al sindaco né davanti al sacerdote nessun patto formale; qualche volta per ragioni obbiettive (uno dei partner non è "libero"; la coppia è omosessuale), altre volte per le circostanze; altre ancora per scelta.

    Ebbene, quante sono queste coppie? Qual è l´universo delle coppie candidate ad avvalersi di un patto civile di convivenza? Quali sono le tendenze del fenomeno? In Europa il matrimonio è da tempo in crisi.

    Nell´Europa settentrionale ed occidentale, si stima che tra il 30 ed il 40 per cento delle donne nate intorno al 1970 arriverà alla conclusione del periodo riproduttivo senza essersi sposata (questa proporzione era appena del 10 per cento nella generazione delle loro madri).

    In Spagna e in Italia questa proporzione sarà più bassa, attorno al 25 per cento. La disaffezione al matrimonio ha quattro aspetti: un´età media alla prima unione (legale o di fatto) ovunque in aumento; tra le nuove unioni la forma "coabitazione" è in forte crescita (ed in molti paesi è oramai la modalità più frequente); una proporzione sempre minore delle coabitazioni si trasforma in matrimonio; tra i matrimoni cresce la frequenza dei divorzi (con scioglimenti vicini al 50 per cento dei matrimoni nel nord Europa, in Germania, Francia, Inghilterra).

    Un fenomeno quello della debolezza del matrimonio che non ha alcuna relazione con la bassa natalità; anzi, questa è più alta dove il matrimonio è più debole (e dove la metà o più delle nascite è di genitori non sposati).

    Ovunque, a questa debolezza si è risposto con l´introduzione di varie tipologie di riconoscimento legale delle coabitazioni: Italia, Austria, Grecia, Irlanda, Polonia e Romania fanno eccezione.

    In Italia la crisi del matrimonio prende aspetti particolari: le unioni iniziano in gran maggioranza col matrimonio (due terzi con rito religioso, un terzo con rito civile), ma ci si sposa poco e tardi e poiché anche le unioni di fatto sono poche, la conseguenza è che una bassa proporzione di giovani (a 25, 30 o 35 anni) coabitano (legalmente o de facto) e sono quindi in grado di fare scelte riproduttive.

    Tuttavia anche da noi le coppie di fatto sono in aumento: nel 1983 l´Istat ne censiva 192.000, cifra triplicata vent´anni più tardi (555.000 nel 2003), quasi il 6 per cento delle coppie nel centro-nord, meno del 2 per cento nel sud. L´aumento è forte nelle generazioni più giovani, nelle grandi città e nel centro-nord: indicatori classici di un fenomeno in diffusione.

    Circa tre coppie su dieci dichiarano di volersi sposare (ma erano quattro su dieci cinque anni prima). Il successo di una nuova normativa in materia di coppie di fatto dipende da molti fattori, in primo luogo dalle prerogative riconosciute e dai vincoli imposti.

    Saranno molte le coppie invogliate se le prime saranno molte e i secondi pochi, saranno poche in caso contrario. Ma "molte" o "poche" in rapporto a cosa? Soprattutto in rapporto al numero delle coppie di fatto esistenti: per esempio, in Francia, queste sono circa 2,5 milioni, più del quadruplo che in Italia.

    In Francia i Pacs hanno avuto un notevole successo, e sono passati da 22000 nel primo anno di piena applicazione (il 2000) a 57000 nei primi 9 mesi del 2006. È pensabile che in Italia con una legislazione analoga alla francese il numero dei "patti" sarebbe proporzionalmente minore che in Francia (azzardo: attorno ai 15000 all´anno).

    Le gerarchie e una parte del mondo cattolico si oppongono al riconoscimento delle unioni di fatto che considerano un´insidia ed uno screditamento dell´istituto familiare basato sul matrimonio.

    Ma sbarrare il cammino ai patti di convivenza appare un tentativo ben debole di salvare l´istituto familiare tradizionale, così come il divieto di propagandare i contraccettivi non arrestò il controllo delle nascite o il fatto che l´aborto fosse reato non impedì il moltiplicarsi delle interruzioni di gravidanza clandestine.

    Anzi, in un mondo poco credente e ancor meno praticante, dare qualche regola e ordine al disordine della convivenza rappresenta quel "male minore" che la Chiesa spesso è incline ad accettare.

    Si discute poi sulla questione di lana caprina se i "patti" riconoscano i diritti di un´unione (la Conferenza dei Vescovi non vuole sentirne parlare) o si limitino a riconoscere diritti "individuali" dei contraenti.

    Ma in filo di logica, se questi diritti (sociali, patrimoniali ecc) hanno origine dal vivere insieme, allora non si vede bene in cosa consista la differenza, che appare nominalistica e non sostanziale. Ancor più incomprensibile è la diatriba circa le modalità di pubblicizzazione: registro apposito od iscrizione all´anagrafe.

    Il primo sarebbe una "capitolazione" per i cattolici, il secondo salverebbe le apparenze: una casistica degna di altre epoche. Chiederei piuttosto: quale forma è più efficiente e meno costosa per l´amministrazione e per i cittadini?

    Infine un´osservazione a margine. Una ragione della disaffezione dal matrimonio sta anche nella sua "mercificazione" e quindi nel costo crescente della cerimonia.

    Una crociata vigorosa delle gerarchie e dei parroci che separasse nettamente la celebrazione del sacramento dalle coreografie e dai festeggiamenti profani riporterebbe al matrimonio più coppie di quante i patti non ne possano allontanare.


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    00 06/02/2007 16:55
    Mi sembra un'analisi molto approfondita che comunque senza tanti giri di parole getta un po' di luce sulla reale questione e situazione.



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    Verissimo e giustissimo...
    ma con tutti questi palleggiamenti della questione, io comincio a temere che si arriverà a ben poco... per ora si continuano a fare delle gran parole...



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    coccole2000bsx
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    00 07/02/2007 15:21
    La situazione è grave. L' attacco delle gerarchie vaticane in questo momento è pesantissimo, con il cardinale Ruini che verrà sostituito a capo della CEI tra due mesi che ha dichiarato che farà un proprio punto d' onore prima di andarsene il fatto di bloccare la legge sulle Unioni Civili. Quindi o riusciranno a boicottarla, o sarà talmente annacquata da essere inutile. La vedo male.
    E pensate che ancora ieri Sarkozy in Francia si è detto favorevole, quindi avremo uno scontro per le presidenziali francesi tra Royal che è favorevole ai matrimoni gay e Sarkozy che è favorevole invece ai PACS.
    In tutta Europa i PACS sono la bandiera di chi non vuole il matrimonio gay, SOLO IN ITALIA non vogliono nè l' uno nè l' altro!
    Noi come AMB avremmo cose da dire, potremmo fare iniziative, comunicati stampa, manifestazioni, in fondo siamo l' unico gruppo bisessuale italiano esistente (non a caso invitati alla Bi-fest europea a Brighton, non dimenticatevene).
    Ma non possiamo fare nulla finchè siamo in meno di dieci. E dico meno di dieci perchè saremmo più di 40, ma sono meno di dieci le persone che hanno detto qualcosa su questo argomento, o comunque si sono dimostrate partecipative e collaborative, cioè lo Staff più due o tre altre persone.
    E io chiedo, insisto, ribadisco: cosa fanno le altre 30/40 persone che si sono iscritte a questo forum? Del puro cazzeggio?
    Scusate se batto su questo chiodo, ma l' art. 1 delle nostre regole che come AMB ci siamo dati dice che il nostro è un gruppo che si basa sulla "reciproca collaborazione, disponibilità, condivisione e solidarietà". Secondo me chi ci crede davvero a queste parole sono 7/8 persone, alle altre non gliene frega nulla. Al punto tale che nemmeno risponderanno a queste mie parole.
    Io non faccio parte dei moderatori di questo forum quindi posso permettermi di parlare liberamente: queste persone potrebbero rafforzare il nostro progetto, e invece con il loro comportamento lo stanno indebolendo!




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    coccole2000bsx
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    00 09/02/2007 04:30
    Alla fine il disegno di legge del governo è stato presentato. Nel merito possiamo dire che è un pessimo disegno di legge, ma che è meglio di niente. Avremo modo di entrare nel merito e di discutere sui singoli punti. Per ora eccovi il testo del ddl:

    DICO - Diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi

    Art. 1 (Ambito e modalità di applicazione)
    1. Due persone maggiorenni e capaci, anche dello stesso sesso, unite da reciproci vincoli affettivi, che convivono stabilmente e si prestano assistenza e solidarietà materiale e morale, non legate da vincoli di matrimonio, parentela in linea retta entro il secondo grado, affinità in linea retta entro il secondo grado, adozione, affiliazione, tutela, curatela o amministrazione di sostegno, sono titolari dei diritti, dei doveri e delle facoltà stabiliti dalla presente legge.
    2. La convivenza di cui al comma 1 è provata dalle risultanze anagrafiche in conformità agli articoli 4, 13 comma 1 lettera b), 21 e 33 del decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 1989, n. 223, secondo le modalità stabilite nel medesimo decreto per l’iscrizione, il mutamento o la cancellazione. E’ fatta salva la prova contraria sulla sussistenza degli elementi di cui al comma 1 e delle cause di esclusione di cui all’articolo 2. Chiunque ne abbia interesse può fornire la prova che la convivenza è iniziata successivamente o è terminata in data diversa rispetto alle risultanze anagrafiche.
    3. Relativamente alla convivenza di cui al comma 1, qualora la dichiarazione all’ufficio di anagrafe di cui all’articolo 13, comma 1, lettera b), del decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 1989, n. 223, non sia resa contestualmente da entrambi i conviventi, il convivente che l’ha resa ha l’onere di darne comunicazione mediante lettera raccomandata con avviso di ricevimento all’altro convivente; la mancata comunicazione preclude la possibilità di utilizzare le risultanze anagrafiche a fini probatori ai sensi della presente legge.
    4. L’esercizio dei diritti e delle facoltà previsti dalla presente legge presuppone l’attualità della convivenza.
    5. Le disposizioni di cui al presente articolo si applicano anche all’anagrafe degli italiani residenti all’estero.
    6. Ai fini della presente legge i soggetti di cui al comma 1 sono definiti “conviventi”.
    Art. 2 (Esclusioni)
    1. Le disposizioni della presente legge non si applicano alle persone:
    a) delle quali l’una sia stata condannata per omicidio consumato o tentato sul coniuge dell’altra o sulla persona con la quale l’altra conviveva ai sensi dell’articolo 1, comma 1, ovvero sulla base di analoga disciplina prevista da altri ordinamenti;
    b) delle quali l’una sia stata rinviata a giudizio, ovvero sottoposta a misura cautelare, per i reati di cui alla lettera a);
    c) legate da rapporti contrattuali, anche lavorativi, che comportino necessariamente l’abitare in comune.
    Art. 3 ( Sanzioni )
    1. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, al fine di beneficiare delle disposizioni della presente legge, chiede l’iscrizione anagrafica in assenza di coabitazione ovvero dichiara falsamente di essere convivente ai sensi della presente legge, è punito con la reclusione da uno a tre anni e con la multa da euro 3000 a euro 10000.
    2. La falsa dichiarazione di cui al comma 1 produce la nullità degli atti conseguenti; i pagamenti eseguiti sono ripetibili ai sensi dell’articolo 2033 del codice civile.
    Art. 4 (Assistenza per malattia o ricovero)
    1. Le strutture ospedaliere e di assistenza pubbliche e private disciplinano le modalità di esercizio del diritto di accesso del convivente per fini di visita e di assistenza nel caso di malattia o ricovero dell’altro convivente.
    Art. 5 ( Decisioni in materia di salute e per il caso di morte)
    1.Ciascun convivente può designare l’altro quale suo rappresentante:
    a) in caso di malattia che comporta incapacità di intendere e volere, al fine di concorrere alle decisioni in materia di salute, nei limiti previsti dalle disposizioni vigenti;
    b) in caso di morte, per quanto riguarda la donazione di organi, le modalità di trattamento del corpo e le celebrazioni funerarie, nei limiti previsti dalle disposizioni vigenti.
    2. La designazione è effettuata mediante atto scritto e autografo; in caso di impossibilità a redigerlo, viene formato un processo verbale alla presenza di tre testimoni, che lo sottoscrivono.
    Art. 6 (Permesso di soggiorno)
    1. Il cittadino straniero extracomunitario o apolide, convivente con un cittadino italiano e comunitario, che non ha un autonomo diritto di soggiorno, può chiedere il rilascio di un permesso di soggiorno per convivenza.
    2. Il cittadino dell’Unione europea, convivente con un cittadino italiano, che non ha un autonomo diritto di soggiorno, ha diritto all’iscrizione anagrafica di cui all’articolo 9 del decreto legislativo di attuazione della direttiva 2004/38/CE.
    Art. 7 ( Assegnazione di alloggi di edilizia pubblica )
    1. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano tengono conto della convivenza di cui all’articolo 1 ai fini dell’assegnazione di alloggi di edilizia popolare o residenziale pubblica.
    Art. 8 ( Successione nel contratto di locazione )
    1. In caso di morte di uno dei conviventi che sia conduttore nel contratto di locazione della comune abitazione, l’altro convivente può succedergli nel contratto, purché la convivenza perduri da almeno tre anni ovvero vi siano figli comuni.
    2. La disposizione di cui al comma 1 si applica anche nel caso di cessazione della convivenza nei confronti del convivente che intenda subentrare nel rapporto di locazione.
    Art. 9 ( Agevolazioni e tutele in materie di lavoro )
    1. La legge e i contratti collettivi disciplinano i trasferimenti e le assegnazioni di sede dei conviventi dipendenti pubblici e privati al fine di agevolare il mantenimento della comune residenza, prevedendo tra i requisiti per l’accesso al beneficio una durata almeno triennale della convivenza.
    2. Il convivente che abbia prestato attività lavorativa continuativa nell’impresa di cui sia titolare l’altro convivente può chiedere, salvo che l’attività medesima si basi su di un diverso rapporto, il riconoscimento della partecipazione agli utili dell’impresa, in proporzione dell’apporto fornito.
    Art. 10 ( Trattamenti previdenziali e pensionistici )
    1. In sede di riordino della normativa previdenziale e pensionistica, la legge disciplina i trattamenti da attribuire al convivente, stabilendo un requisito di durata minima della convivenza, commisurando le prestazioni alla durata della medesima e tenendo conto delle condizioni economiche e patrimoniali del convivente superstite.
    Art. 11 ( Diritti successori )
    1. Trascorsi nove anni dall’inizio della convivenza, il convivente concorre alla successione legittima dell’altro convivente, secondo le disposizioni dei commi 2 e 3.
    2. Il convivente ha diritto a un terzo dell’eredità se alla successione concorre un solo figlio e ad un quarto se concorrono due o più figli. In caso di concorso con ascendenti legittimi o con fratelli e sorelle anche se unilaterali, ovvero con gli uni e con gli altri, al convivente è devoluta la metà dell’eredità.
    3. In mancanza di figli, di ascendenti, di fratelli o sorelle, al convivente si devolvono i due terzi dell’eredità, e, in assenza di altri parenti entro il secondo grado in linea collaterale, l’intera eredità.
    4. Al convivente, trascorsi almeno nove anni dall’inizio della convivenza, e fatti salvi i diritti dei legittimari, spettano i diritti di abitazione nella casa adibita a residenza della convivenza e di uso sui mobili che la corredano, se di proprietà del defunto o comuni. Tali diritti gravano sulla quota spettante al convivente.
    5. Quando i beni ereditari di un convivente vengono devoluti, per testamento o per legge, all’altro convivente, l’aliquota sul valore complessivo netto dei beni prevista dall’articolo 2, comma 48, del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286, è stabilita nella misura del cinque per cento sul valore complessivo netto eccedente i 100.000 euro.
    Art. 12 ( Obbligo alimentare )
    1. Nell’ipotesi in cui uno dei conviventi versi in stato di bisogno e non sia in grado di provvedere al proprio mantenimento, l’altro convivente è tenuto a prestare gli alimenti oltre la cessazione della convivenza, purché perdurante da almeno tre anni, con precedenza sugli altri obbligati, per un periodo determinato in proporzione alla durata della convivenza. L’obbligo di prestare gli alimenti cessa qualora l’avente diritto contragga matrimonio o inizi una nuova convivenza ai sensi dell’articolo 1.
    Art. 13 (Disposizioni transitorie e finali )
    1. I conviventi sono titolari dei diritti e degli obblighi previsti da altre disposizioni vigenti per le situazioni di convivenza, salvi in ogni caso i presupposti e le modalità dalle stesse previste.
    2. Entro nove mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, può essere fornita la prova di una data di inizio della convivenza anteriore a quella delle certificazioni di cui all’articolo 1, comma 2. La disposizione di cui al presente comma non ha effetti relativamente ai diritti di cui all’articolo 10 della presente legge.
    3. Il termine di cui al comma 2 viene computato escludendo i periodi in cui per uno o per entrambi i conviventi sussistevano i legami di cui all’articolo 1, comma 1, e le cause di esclusione di cui all’articolo 2.
    4. In caso di scioglimento o di cessazione degli effetti civili del matrimonio può essere fornita, entro tre mesi dal passaggio in giudicato della sentenza, da parte di ciascuno dei conviventi o, in caso di morte intervenuta di un convivente, da parte del superstite, la prova di una data di inizio della convivenza anteriore a quella della iscrizione di cui all’articolo 1, comma 2, comunque successiva al triennio di separazione calcolato a far tempo dall’avvenuta comparizione dei coniugi innanzi al presidente del tribunale.
    5. I diritti patrimoniali, successori o previdenziali e le agevolazioni previsti dalle disposizioni vigenti a favore dell’ex coniuge cessano quando questi risulti convivente ai sensi della presente legge.
    6. I diritti patrimoniali, successori o previdenziali e le agevolazioni previsti dalla presente legge cessano qualora uno dei conviventi contragga matrimonio.
    Art. 14 (Copertura finanziaria)
    1. All'onere derivante dall’articolo 11, pari ad euro 4 milioni e 600 mila per l’anno 2008 ed euro 5 milioni a decorrere dall’anno 2009 si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 20, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, iscritta all’U.P.B. dello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno 2007. Il Ministro dell'economia e delle finanze e' autorizzato ad apportare con propri decreti le occorrenti variazioni di bilancio.



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    !NeveCheVola!
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    00 09/02/2007 10:11
    Hai detto bene.
    E' un disegno vigliacco e molto di compromesso. Basti pensare che è piaciuto a Rutelli, teodem di sinistra e a diversi cattolici.
    Ma ci sono due cose positive: innanzitutto è stato fatto da due donne, e già questo va molto di traverso a tanti parlamentari maschi soprattutto di destra, vedasi Buttiglione. Seconda cosa...diciamo che è un primo passo comunque, sperando sempre che passi al Senato visto che c'è pericolo che ciò non accada visto il diktat di Mastella ai suoi tre senatori...
    Aggiungo inoltre che confesso..la mia stima per Rosy Bindi è notevolmente aumentata: agguerrita, diretta, veramente tosta oltrechè incredibilmente aperta e democratica visto che ci veniva dipinta da più parti come una mezza suora. Sono rimasta colpita poi dal garbo della Pollastrini nell'esporre quella che quel pirla di Buttiglione ha definito "legge manifesto"; ebbene sì è un disegno di legge manifesto, che vuole dare comunque una nuova impronta culturale ad questa Italia rimasta al medioevo.

    Bene, il cammino molto incerto è iniziato ora sta a noi cittadini portare avanti la rivoluzione culturale.



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    00 09/02/2007 10:30
    Beh diciamo che è già un primo passo importante verso una nuova concezione della famiglia.
    Vediamo se passa al senato e viene approvata...
    Si disegnata da 2 donne, che hanno sicuramente tenuto conto di vari aspetti che credo ad alcuni maschietti sarebbero sfuggiti.
    Sorprendente la Bindi, vista la sua estrazione cattolica, ha fatto un buon disegno di legge... un applauso..



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    lupetta821
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    00 09/02/2007 15:51
    Sting, innanzi tutto devi sapere che in italia c'è la censura, quindi le notizie che non vogliono farti sapere, non le saprai mai, quindi se il vaticano commette qualche "imperfezione"di certo non ne daranno notizia in tv, (vedi il processo che ha visto indagato ratzinger), cmq in spagna il vaticano ha cercato di mettere i bastoni tra le ruote, io ricordo che alcuni preti sfilavano in una manifestazione contro i pacs..
    cmq in italia il vaticano trova terreno fertile in quanto la mentalità media dell'italiano è chiusa, ottusa e maschilista.
    Per quel che rigurada i pacs io credo che ci sia molta strumentalizzazione.


    Lasciatemi la presunzione di sentirmi letame: a volte duro a volte liquame (CapaRezza)
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    Sting.it
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    00 09/02/2007 16:02
    Il problema è che il vaticano, mette il naso e anche qualcosa in più, nella politica italiana !!!
    E questo proprio non mi va giù !!!
    Credo che la chiesa in generale debba rivedere il proprio modo di agire, aprendosi di più ad una società che si è evoluta, si è migliorata è cambiata, loro non sono cambiati almeno come facciata continuano a predicare alla stessa maniera dei secoli passati, peccato che prima avevano un popolo ignorante e timoroso di Dio e del Diavolo. Ora sono pochi quelli che si fanno "abbindolare" da queste parole.
    Guadagnerebbero più credibilità se si adeguassero alla società moderna.

    Sui Pacs, c'è molta strumentalizzazione soprattuto da parte dei media, che associano i PACS alle unioni omosessuali.
    Beh i PACS devono regolare tutte le unioni anche quelle etero di coppie che per propria scelta decidono di convivere senza matrimonio.
    La scelta è dettata forse da una "non credenza" o scelte personali, quindi i media dovrebbero finirla di associare i PACS alle unioni omosessuali.



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    coccole2000bsx
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    00 15/02/2007 03:52
    È ormai evidente che le gerarchie ecclesiastiche hanno deciso di collocare i loro interventi e le loro iniziative in una dimensione che va ben al di là del legittimo esercizio della libertà d´espressione e dell´altrettanto legittimo esercizio del loro magistero.

    Giudicano i nostri tempi con una drammaticità che fa loro concludere che solo una presenza diretta, non tanto nella società, ma nella sfera propriamente politica, può rendere possibile il raggiungimento dei loro obiettivi. E così espongono anche i loro comportamenti ad un giudizio analogo a quello che dev´essere pronunciato sull´azione di qualsiasi soggetto politico.

    Benedetto XVI ha affermato in modo perentorio che «nessuna legge può sovvertire la norma del Creatore senza rendere precario il futuro della società con leggi in netto contrasto con il diritto naturale».

    Ed ha aggiunto che non si possono ignorare «norme inderogabili e cogenti che non dipendono dalla volontà del legislatore o dal consenso degli Stati, ma precedono la legge umana e per questo non ammettono deroghe da parte di nessuno». Di rincalzo, il Presidente della Commissione Episcopale Italiana, il cardinale Camillo Ruini, da almeno dieci anni protagonista indiscusso del corso politico della Chiesa, ha annunciato una nota ufficiale con la quale verrà indicato il modo in cui i cattolici, e i parlamentari in primo luogo, dovranno comportarsi di fronte al disegno di legge sui "diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi", i cosiddetti "Dico". Così, in un colpo solo, viene aperto un conflitto con il Governo, affermata la sovranità limitata del Parlamento, azzerata la Costituzione.

    Le parole sono chiare. Se nessuna legge può sovvertire la norma indicata dal Creatore per la famiglia, la legittima approvazione del disegno di legge sui Dico diviene un atto "sovversivo" del Governo.

    Se i parlamentari cattolici devono votare secondo le indicazioni della Chiesa, viene cancellata la norma costituzionale che prevede la loro libertà da ogni "vincolo di mandato" e l´autonomia e la sovranità del Parlamento devono cedere di fronte ad istruzioni provenienti da autorità esterne. Se non sono ammesse leggi che non corrispondono al diritto naturale, la tavola dei valori non è più quella che si ritrova nella Costituzione, ma quella indicata da una legge naturale i cui contenuti sono definiti esclusivamente dalla Chiesa.

    Il crescendo dei toni e delle iniziative, nell´ultimo periodo soprattutto, rendevano prevedibile questa conclusione, peraltro annunciata dal "Non possumus" proclamato qualche giorno fa. Viene così clamorosamente confermata l´analisi che aveva colto nella linea della Chiesa l´intento di realizzare molto di più di un provvisorio allineamento della politica su una particolare posizione definita dalle gerarchie ecclesiastiche, di cui i parlamentari cattolici divenivano il braccio secolare.
    L´obiettivo era ed è assai più ambizioso: una vera "revisione costituzionale", volta a sostituire il patto tra i cittadini fondato sulla Costituzione repubblicana con un vincolo derivante dalla gerarchia di valori fissata una volta per tutte dalla Chiesa attraverso una sua versione autoritaria del diritto naturale (non dimentichiamo, infatti, che il diritto naturale conosce anche molte altre versioni, comprese quelle che non prevedono proprio la famiglia tra le istituzioni discendenti da tale diritto).

    Viene così travolto anche l´articolo 7 della Costituzione che, disciplinando i rapporti tra lo Stato e la Chiesa, stabilisce che questi due enti sono, "ciascuno nel proprio ordine", "indipendenti e sovrani". Nel momento in cui la Chiesa proclama che vi sono "norme inderogabili e cogenti" che non possono essere affidate alla volontà del legislatore, nega in queste materie l´autonomia e l´indipendenza dello Stato e sostituisce la propria sovranità a quella delle istituzioni pubbliche. Il patto costituzionale tra Chiesa e Stato viene infranto, quasi denunciato unilateralmente.

    Questo è il quadro istituzionale e politico disegnato con assoluta nettezza dai molti interventi vaticani. Un quadro di rotture e di conflitti, davvero sovversivo delle regole costituzionali, con una delegittimazione a tutto campo delle iniziative di Governo e Parlamento che trasgrediscano ciò che la Chiesa, unilateralmente, stabilisce come "inderogabile e cogente".

    Sapranno le istituzioni dello Stato rendersi conto di quel che sta accadendo? Non devono ritrovare solo l´orgoglio della propria funzione, ma il senso profondo della loro missione, la stessa loro ragion d´essere, che ne fa il luogo di tutti i cittadini, credenti e non credenti, comunque liberi e degni d´essere rispettati in ogni loro convinzione, e in ogni caso fedeli, come devono essere, alla Costituzione e ai suoi valori.

    Stefano Rodotà