Trama:
In
The Pursuit of Happyness, Chris Gardner (Will Smith)
è un padre di famiglia che fatica a sbarcare il lunario. Nonostante i lodevoli e coraggiosi tentativi di tenere a galla il matrimonio e la vita famigliare, la madre (Thandie Newton)
del piccolo Christopher, che ha solo cinque anni (Jaden Christopher Syre Smith)
non riesce più a sopportare le pressioni dovute a tante privazioni e, incapace di gestire la situazione, decide di andarsene.
Chris, trasformato in un padre single, continua a cercare ostinatamente un impiego meglio retribuito utilizzando le sue notevoli capacità di venditore. Alla fine riesce ad ottenere un posto da praticante presso una prestigiosa società di consulenza di borsa, e sebbene si tratti di un incarico non retribuito, lo accetta con la speranza che alla fine del praticantato avrà un lavoro e un futuro promettente. Privato dello stipendio, Chris e il figlio, vengono sfrattati dall’appartamento e costretti a dormire nei ricoveri per i senza tetto, nelle stazioni degli autobus, nei bagni pubblici o ovunque trovino un rifugio per la notte.
Nonostante i suoi guai, Chris continua ad essere un padre affettuoso e presente, usando l’amore e la fiducia che il figlio nutre per lui come spinta per superare tutti gli ostacoli che incontra sulla sua strada.
Mia recensione:
Will Smith e la (sua) ricerca della felicità.Ecco come lo avrei intitolato, poichè Will Smith letteralmente divora tutto il film che non esisterebbe senza la sua misurata recitazione mai sopra le righe e in certe scene estremamente intensa e sentita.
E' come se Muccino gli avesse detto, "toh questo è il film fanne ciò che vuoi".
E Smith parte alla ricerca del suo riscatto (corre a perdifiato per quasi due ore di film per metaforicamente inseguire il suo sogno americano), e ovviamente senza anticipare il finale visto che si tratta di una storia vera, il suo sogno lo afferrerà "perchè quando hai un sogno non devi permettere a nessuno di portartelo via", proprio come recita il secondo articolo della Costituzione americana, per il quale la felicità non è data di default ma deve essere conquistata e l'unico diritto di ogni cittadino americano è quello di fare qualunque cosa per conquistarla.
Non esistono personaggi di contorno degni di nota, il figlio forse (Jaden, figlio anche nella vita), fa benino la sua parte di bimbo che nonostante tutto capisce il papà anche quando lo tratta male; mentre Thandie Newton (
Mission Impossible II)nella parte della moglie ha la sfortuna di beccarsi la Sabrina Impacciatore
come voce italiana, abbastanza piatta e parecchio biascicata, e la sua recitazione è tipicamente mucciniana: donna che piange, urla, strepita e abbandona.
Smith è in odore di candidatura agli Oscar e devo dire che merita davvero, anche solo per la furba idea di prendere la storia di Chris Gardner, venditore ambulante che riuscirà a diventare un ricco nero americano a dispetto di un destino crudele se non beffardo, da un programma simil-CostanzoShow, che in america si chiama 20/20, e farne la storia di discesa all'inferno dei ricoveri per barboni e risalita nel paradiso dei broker finanziari.
Senza Smith il film poteva tranquillamente essere cestinato.
Piccola nota: la Y di happyness al posto della i è dato da un errore di ortografia di una scritta sul muro dell'asilo cinese dove per pochi soldi Smith porta il figlio.
Voto: ******