Milano - I Pacs, sbotta il filosofo, «ci vuole proprio una fantasia perversa per incartarsi sui Pacs».
Non piace, al sindaco di Venezia Massimo Cacciari, la proposta di cercare una «sintesi» al problema, avanzata dal capo dello Stato, che tenga conto delle posizioni della Chiesa.
Non gli piace neanche che questo tema sia all´ordine del giorno: «Il governo dovrebbe interessarsi di ben altro in questa fase, con le tragedie internazionali e i drammi locali che stiamo vivendo».
Professor Cacciari, perché non si dovrebbe dialogare con la Chiesa?
«Ma perché mai dovrei trovare un accordo con la Chiesa? No, non condivido l´impostazione di Napolitano. Io devo muovermi come uno Stato laico, non è pensabile sentire cosa pensa la Chiesa per fare una legge. Non devo dipendere dalla Chiesa, altrimenti verrebbe meno la concezione stessa dello Stato. Certo, la Chiesa va ascoltata, come vanno ascoltati tutti, ma non per cercare compromessi o mediazioni. Noi dobbiamo andare avanti per la nostra strada, con cautela invece che con le sparate che fanno alcuni laici, e sapendo che stiamo maneggiando un materiale delicatissimo».
Ma la Chiesa dice no al riconoscimento delle coppie di fatto.
«Prima o poi dovrà riconoscerle. Prenderne atto, come ha fatto con il divorzio. La corrente delle trasformazioni della società è inarrestabile. Perché resistere allora? Non è su questo terreno che la Chiesa deve fare le proprie battaglie: si occupi della mercificazione del lavoro e del sesso, e di quelle porcherie di certe trasmissioni televisive. Per questo il suo atteggiamento proibitivo è sbagliato. Sembra quello di un predicatore sessuofobo che reprime e vieta. Una battaglia di retroguardia».
Cosa dovrebbe fare invece?
«Predicare in positivo. Con messaggi lieti, di apertura, di accoglienza. Avere un atteggiamento meno assoluto, meno dogmatico. Per un cristiano questa non è mica una questione di fede, non stiamo parlando di Gesù, ma di due persone che si amano e vogliono vivere assieme. Come si fa a dire che è un capriccio, che è peccato, che è solo per sesso? Come fa la Chiesa a leggere nel cuore di due omosessuali che si amano? Mi sembra che manchi anche la sensibilità storica necessaria».
In che senso?
«Nel senso che l´idea della famiglia tradizionale debba essere non abbandonata ma ripensata. Non è una categoria dello spirito. La famiglia greca era molto diversa da quella romana, e le famiglie cinesi o indiane sono molto diverse da quelle europee. L´istituto familiare ha sempre avuto modi diversissimi basati su etiche e culture diversissime, e moltissime evoluzioni nel tempo. Lo stesso divorzio lo ha profondamente modificato, e l´idea che aveva San Tommaso della famiglia non è neanche lontanamente paragonabile a quella dell´arcivescovo Lefebvre».
Ma lei è d´accordo che serve una legge? I Pacs vanno bene?
«La famiglia non la trasforma lo Stato con una legge, sarebbe comico. Bisogna invece tenere conto che nella società ci sono delle trasformazioni già avvenute, e che i tempi sono maturi per poter dire che due persone che si amano, anche dello stesso sesso, possano vivere assieme. Cosa c´è di tragico in questo? Quindi i Pacs vanno bene, danno una risposta a una domanda che c´è. Il cambiamento del costume ha fatto in modo che i rapporti fra omosessuali non suscitino più scandalo, ed è un bene che non ci sia più questa fobia. Cosa preferisce la Chiesa, che si scaglino le pietre contro gli omosessuali?».
Lei ha lanciato a Venezia, a colpi di manifesti, una campagna contro l´omofobia. Con quali obiettivi?
«E´ una campagna culturale, per invitare soprattutto i giovani ad accettare quello che appare diverso, straniero, magari anche potenzialmente nemico».